lunedì 25 novembre 2013

Oggi è una giornata importante.

Importante per tutte le donne.
Perchè è la giornata mondiale Onu contro la violenza sulle donne e il femminicidio.
La data è stata scelta per celebrare le tre sorelle Mirabel, torturate e uccise nel 1960 nella Repubblica Dominicana dal regime dittatoriale di Trujillo, poichè lottavano per la liberazione.

Dal primo Gennaio ad oggi, le vittime di femminicidio in Italia sono state 128.
Siamo nel 2013 e c'è ancora bisogno di diffondere questo messaggio: le donne non si toccano, nemmeno con un fiore. Ban Ki-Moon, segretario generale dell'Onu, ha dichiarato che, nel mondo, più del 70% delle donne ha subito violenza almeno una volta nella vita.

Io trovo questo dato sconcertante.
Lo trovo sconcertante perchè significa che, passeggiando per strada, la maggior parte delle donne che incontro hanno probabilmente subito qualche violenza.
Lo trovo sconcertante perchè le lotte per l'emancipazione, che ci hanno portate alle urne e in tutti gli ambienti lavorativi con lo stesso salario degli uomini, non sono servite a far comprendere che essere donna non significa essere deboli.
E' sconcertante che si debbano convincere donne che subiscono violenze a denunciare chi gliele infligge: perchè non si dovrebbe spiegare alle donne come difendersi, ma si dovrebbero educare gli uomini a non picchiare, insultare, uccidere.

E così, in un giorno per me uguale a tanti, mi trovo a riflettere sulla fortuna di avere un padre che è per me un modello di bontà e ragionevolezza e un marito amorevole che mai si sognerebbe di usarmi un qualsiasi tipo di violenza.
E sono costretta a chiamarla "fortuna". Ecco cos'altro mi sconvolge.
Dovrebbe essere la consuetudine, poter tornare la sera a casa senza il timore di essere ammazzata di botte.
Dovrebbe essere diritto di ogni donna, di poter vivere con serenità senza sentirsi sovrastata dagli uomini che la circondano.

E per questo, in tutta Italia, oggi ci sono state manifestazioni di ogni genere.
A Sestri Ponente, frazione di Genova in cui vivo, si è scelto di non appendere cartelloni o striscioni, ma di mettere "i piedi per terra" e affrontare la situazione.



Insomma: le donne devono camminare insieme, e al fianco degli uomini. Non sotto, o dietro di loro. Mai schiacciate, violate, uccise.

E poi è una giornata importante per tutti.
Per tutti quelli che vorrebbero curarsi, e non possono.
Oggi a Roma c'è stata la manifestazione per chiedere il SI alle cure con cellule staminali.
Perchè, questi erano gli slogan stampati su molte magliette, "Curarmi non è un reato" e "Non ho più voglia di morire".
In particolare, è stata di fortissimo impatto emotivo la protesta di due fratelli, Marco e Sandro Biviano, che si sono attaccati a flebo con lo scopo di dissanguarsi e versare il proprio sangue sull'immagine di Napolitano davanti a Montecitorio; finchè non sono state loro aperte le porte di palazzo Chigi assieme ad un nucleo di manifestanti pro-stamina.

Anche in questo caso c'è molto da riflettere. Molte domande da farsi.
Soprattutto, perchè?
Perchè lasciar morire gente che potrebbe star meglio? Non guarire, ma vivere meglio.
Perchè non dar loro una speranza, quando la vita ha cercato di rubargliele tutte?

Una delle piccole vittime di questa ostinazione è la piccola Giorgia, alla quale è stata dedicata una pagina su Facebook: Aiuto per Giorgia. Alla piccina sono state negate le cure con le staminali per la SMA di tipo 1, l'atrofia muscolare spinale.
Basta guardare quel musetto per chiedersi, ancora, perchè?

Valentina



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